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L'Ostaggio

Part I sent by Packy and uploaded on data 21/March/2004 20:25:36


Mai come quest’estate aveva fatto così caldo, era mia abitudine iniziare presto il lavoro giù al laboratorio di ricerca, così facendo mi era possibile finire presto il pomeriggio, d’altronde era impensabile attardarsi di più in ufficio, il caldo era atroce. Nelle ultime settimane avevo preso l’abitudine non appena arrivato a casa, di sdraiarmi e riposare il più possibile. Fuori il caldo torrido era infernale e quindi l’unica attività possibile era quella di non far niente. Fantastico sarebbe stato che anche mia moglie adottasse questa regola, ma lei no, sempre legata alle sue ricerche, anche lei lavorava al laboratorio.

Si era laureata in fisica nucleare, e da almeno un anno si era cimentata in una ricerca, della quale non si era mai sbilanciata nel parlarne, solamente una volta, m’aveva accennato sul fatto che se avesse avuto successo, le sue scoperte avrebbero potuto cambiare il mondo, alle mie solite insistenti richieste di chiarimenti, lei divagava. La mia vita sentimentale di coppia non era certo da favola, io avevo sempre più l’impressione di vivere nella sua ombra, lei era dottoressa, io invece semplice impiegato. L’avevo appunto conosciuta giù al laboratorio e il nostro legame con conseguente matrimonio fu visto dalla maggior parte delle sue colleghe, come un affare d’interessi più che una storia sentimentale. La nostra vita già dopo poche settimane dal “si” in chiesa si scontrò con la realtà delle cose, mi trovai subito a casa da solo per svariate settimane, infatti, era sua consuetudine per motivi professionali assentarsi.

La cadenza di queste sue assenze viepiù il tempo passò aumentarono in frequenza, poche settimane insieme, e poi via. Dopo svariati mesi, iniziai a uscire alla sera e non mi fu difficile anche fare delle piacevoli conoscenze femminili, si, lo so non è un buon comportamento, ma d’altronde la natura umana non lascia possibilità alcuna. L’uomo cerca sempre delle possibilità o come nel mio caso, qualcuno o qualche cosa per riempire la propria esistenza. Non mi fu difficile nascondere la cosa, lei era via all’estero, e amiche con le quali amava spettegolare, le quali avrebbero potuto incastrarmi, non n’aveva. Non era una casalinga, anche per questo aveva assunto una ragazza, molto carina, Samantha,la quale ci aiutava nei lavori di casa, e quando mia moglie non c’era mi aiutava pure anche in cucina. Quel giorno in ufficio lei mi chiamò, pregandomi di scendere in laboratorio, si deve dire che lei in ditta occupava una posizione di rilievo, era la responsabile del laboratorio, non le fu difficile farmi eludere le varie disposizioni di sicurezza, erano quasi le cinque del pomeriggio, quel giorno purtroppo non mi fu possibile rincasare presto come al solito, il locale delle ricerche era al secondo piano sotto terra, era un labirinto giù sotto, non ero molto pratico, a quel livello, per accedere ai vari locali, si doveva passare tramite dei passaggi intermedi, infatti, la pressione barica nei laboratori era inferiore a quella esterna, se succedeva qualche cosa niente poteva uscire. Con le ricerche svolte laggiù, nessun rischio era ammesso. Una volta le avevo pure chiesto di cosa si occupasse realmente, e lei accennò unicamente al fatto che il suo lavoro fosse legato con la meccanica quantistica, ovvero, quelle ricerche legate ai segreti dell’atomo, una volta avevo pure letto un articolo in merito, tali studi avvenivano pure, in scala più grande, al CERN di Ginevra, ma che volete io di queste cose non capivo nulla.

Tutti questi pensieri mentre stavo raggiungendo il laboratorio, finalmente entrai, non era un laboratorio normale, di solito vi si trovano bancali con becchetti a gas, recipienti di vetro e così via, li invece era come una torre di controllo, tipo quelle che si vedono nei film. Girai tutti i locali e non la vidi, improvvisamente una voce nell’interfono, “Ciao amore, senti io sono qua sopra in cabina di comando, senti sto irradiando vedi li sul tavolo, non toccare, ormai il conto alla rovescia e iniziato, fammi una cortesia, ritirati in quella cabina che vedi li in fondo, è schermata, chiudi bene la porta e aspettami li che poi vengo a prend.., cioè a chiamarti”, io con un cenno di mano, annuii e mi rinchiusi in quella cabina, non m’avvidi del fatto che il pavimento era ribassato di almeno 25-30 centimetri e vi caddi dentro, prontamente mi rialzai e chiusi la porta come ordinatomi da mia moglie, notai subito che una volta chiuso il locale era completamente buio, improvvisamente vi fu un lampo, evidentemente l’esperimento era in corso.

Mi sentivo strano dopo alcuni minuti cercai di chiamare Lorena, mia moglie, i minuti passavano e finalmente mi decisi di rischiare d’uscire, non sapevo se il suo esperimento fosse terminato oppure no, non vedevo niente. Avevo paura, per orientarmi cercai nel buio il volantino della porta metallica, notai che non c’era più, cercai pure di tastare le pareti, erano sparite pure quelle, non riuscii nel mio intento. Ma cosa mi era successo, improvvisamente un boato metallico e una luce accecante, la quale offese per alcuni istanti le mie pupille. Il tutto fu accompagnato da boati pazzeschi e vibrazioni del pavimento, finalmente riuscii a mettere a fuoco, ma quello che mi stava davanti era perlomeno impossibile, ad una ventina di metri davanti a me si stagliava in contro luce una figura femminile, niente di strano, fuorché la donna era enorme, tutto era gigantesco li, o meglio ero io che mi ero rimpicciolito. Le mie dimensioni non ero ancora in grado di valutarle. Lorena s’avvicinò e abbassandosi piegando le ginocchia, mantenendo le gambe unite, allungò la mano e mi afferrò, indossava dei guanti da chirurgo, erano freddi.

Si drizzò in piedi e m’avvicinò al suo stupendo viso, io ero ancora abbagliato dalla luce proveniente dall’esterno della cabina. In ogni caso non mi sfuggì il suo sorriso di soddisfazione. Lei esclamò “Eccoti qua amore mio, finalmente mi hai trovata…”, io ancora frastornato e malgrado fossi nettamente impedito dalla sua morsa urlai “Ma cosa…, ma come… non è possibile…” e lei con molta calma, era una sua virtù “Ssssst, lo sai che non mi piace quando urli, e adesso non sei nella posizione di chiedermi niente, ma non preoccuparti, ti spiegherò tutto, ogni cosa a suo tempo. Mi depositò su uno dei bancali, tutto attorno vi erano accessori elettronici, un binoculare, vari attrezzi dei block notes pieni d’appunti e un portatile, lei armeggiava ai bordi del tavolo, era un andirivieni e poi m’ordinò “Spogliati!”, e io “Come? Ma che cazz….”. Lei vedendo la mia reticenza, fulmineamente allungò il suo braccio e con un leggerissimo movimento del suo indice mi diede un energico spintone, facendomi volare per alcuni metri, caddi malamente sopra una penna Biro, capii che in quell’istante non era il caso di discutere, durante quei pensieri lei aggiunse “Allora ti spogli, oppure ti devo dar una mano, sai sono svariati anni che non mi cimento più con le bambole, potrebbe anche piacermi eh eh”, io ottemperai alla sua richiesta, lei prese i miei minuscoli jeans e li esaminò al binoculare e poi li immerse in una sostanza conservata in un vasetto da laboratorio, fece oscillare il liquido ed esclamò “Ottimo, non reagisce..”, non avevo alcun’idea a cosa si riferisse.

Mi sorpresi pure quando prese gli altri indumenti e li gettò nella pattumiera, e io, a quel punto, m’iccazzai di brutto “Ehi, ma cosa fai, e adesso cosa mi metto? Riprendili subito e asciugami i pantaloni…”, non finii la frase che lei autoritariamente ribadì “Ti ho detto che tu non sei nella posizione di chiedermi niente, e adesso aspettami li, eh eh, e dove potresti andare piccolino come sei, senti vedi li vicino al PC c’è un righello, sdraiati che voglio misurarti, ecco bravo, mhmmm, 7,5 cm..” assorta nei sui calcoli armata di calcolatrice e fogli degli appunti uscì dal locale. Io mi alzai in piedi e m’avvicinai al PC portatile, notai pure che era accesso, il mouse capacitivo era posto nel mezzo, sotto la tastiera, normalmente viene azionato con un dito io provai con l’intero palmo della mia mano e lo schermo s’avviò, la risoluzione non era ottima, mi apparve una pagina internet e iniziai a leggere, restai di stucco, talmente assorto che non mi avvidi del ritorno di Lorena nel locale, la sua voce imponente proveniente dalle mie spalle, mi raggelò.

Ridendo mi disse “Si caro, è giusto quello che leggi “PICCOLI OMICIATTOLI NELLE MANI DI DONNE GIGANTI”, su dai fai scorrere, ci sono cosine interessanti…”, io ero perplesso, e mi girai e guardandola dal basso all’alto ebbi pure la possibilità di vedere come oggi fosse particolarmente elegante, collant, gonnellino con spacco, cinturone, dove la fibbia spiccava particolarmente, camicetta rossa in seta lucida, assai scollata, ne si potevano intravedere pure le sinuosità dei seni, e poi la sua faccia, non posso negare che il viso mi aveva colpito sin dal primo giorno che la conobbi, mora capigliatura a caschetto, tanto per intenderci tipo Valentina, e poi la montatura dei suoi occhiali, abbinate alle sue labbra rosso sangue, le davano un fascino indescrivibile. Dopo alcuni secondi interminabili riuscii a proferire “Ma ti piacciono i piccoli uomini?” e lei con un sorriso “Amore mio, gli uomini a me piacciono in taglia normale, e su questo penso che tu stesso ne abbia la prova, e devo confessarti che bazzico in questi siti non da molto tempo e all’inizio mi ero pure scandalizzata, sai ci sono capitata eseguendo ricerche sulle divulgazioni scientifiche, relativi alla riduzione della materia…”, io ascoltandola mi ero accomodato sedendomi sul PC e lei continuò “… dicevo appunto che la mia opinione sui siti GTS, così si chiama il genere, cambiò, devi sapere che ci sono uomini al mondo che pagherebbero una fortuna per essere al tuo posto, e questo a te non ne potrebbe fregare meno.

Però sappi che ci sono donne invece, pur di aver tra le loro mani un uomo piccino come te, sarebbero disposte a coprirmi d’oro…”.
Io la interruppi chiedendogli “Allora, amore, fammi capire, allora devo pensare siccome a letto adori fartela leccare, che mi hai ridotto così per farmi divenire il tuo nuovo lecca figa tascabile, oppure in mezzo a tutta la faccenda ci si può trovare un purché minimo risvolto scientifico?”. Nel mio subconscio ero consapevole che alla mia domanda avrebbe dovuto rispondere con un “No” secco, ma la mia frustrazione fu grande quando in risposta mi sentii dire “Si, tesorino, e poi c’è anche un altro motivo, ma questo te lo spiego dopo a casa, adesso è tardi, domani io parto, mi assenterò per un mese come minimo. Vado in america, mi ci mandano quelli del laboratorio. Il mio lavoro laggiù è volto ad altri campi, questa mia scoperta l’ho fatta nei ritagli di tempo. Nessuno sa, e tu mi caro mi spiace resti qua a casa.. non ti preoccupare ho assunto la nostra cameriera anche come bambinaia, non sei contento è molto carina, adesso entra qua, così non corri il pericolo di essere schiacciato.” Mi trovai davanti ad un contenitore per provette, il suo interno era foderato di gomma piuma e l’involucro il quale si apriva come una custodia per occhiali era spessa e rigida, l’interno era della mia misura, ammesso che fosse appropriatamente ventilato non avrei corso nessun pericolo. Mi sdraiai e lei prontamente, curò fino all’ultimo di non troncarmi qualche arto chiudendo la parete superiore. “Tac”, ero in gabbia, il tragitto fino a casa mi diede la possibilità di riflettere sulla mia situazione, ogni tanto qualche scossone, i rumori esterni mi arrivavano leggermente distorti, anche il rombo della sua Mercedes come pure la musica in macchina erano rumori velati. Capii subito quando arrivammo a casa, gli scossoni aumentarono, il contenitore si mosse, lo sentivo scricchiolare, lo aveva in mano, “Tac”, la luce del sole che filtrava attraverso le tapparelle semi chiuse mi colpì, alzai il braccio per coprirmi gli occhi. Lorena con il solito tono di voce che viepiù d’autoritario scivolava in un tono di sfottò, disse “Allora, hai viaggiato comodo, ma quanto sei carino eh eh, adesso ti metto a terra, così potrai abituarti al tuo nuovo mondo… “, io mi girai a 360 gradi, mi aveva depositato nell’atrio, vicino alla scarpiera, la quale alla mia destra torreggiava per una ventina di metri. Le piastrelle del corridoio davanti a me si estendevano per tutta o quasi la lunghezza del villino, alzai il capo e incrociai il suo sguardo, devo dire che stavo conoscendo e apprezzando mia moglie da un punto di vista del tutto particolare.

Il suo gonnellino mi permetteva di vedergli pure gli slip e pensai –Cazzo, ma ce l’avrà enorme- lei notò quel mio attimo di smarrimento ed esclamò *Ehilà, cosa stai fissando… “ dicendomi questo allungò la sua mano fino alla coscia e lentamente se la infilò attraverso lo spacco, e continuò “…le mie mutandine, oppure….”, e poi il suo movimento accelerò scostando quasi completamente gli slip “….stai immaginando questa? Eh eh eh”. Io preso in castagna abbassai lo sguardo e fissai la porta d’entrata, e li fu la prima volta che ebbi paura e quindi a pensare che forse la fuga m’avrebbe potuto salvare. Lorena vedendomi così non curante della sua presenza, mi percosse con la punta della sua scarpa, placcandomi a terra, il suo sorriso aumentava man mano che lei con la punta della scarpa, aumentava la pressione sul mio addome. Io sporgevo solamente con il torace e preso dal panico iniziai ad urlare “Bastaaaa, ti prego non schiacciarmi, mi stai stritolando….”, lei scoppiò in una fragorosa e alquanto antipatica risata “Ah ah ah ah, stronzetto mio, forse è meglio che inizi a considerare che tutto quello che ti succederà d’adesso in avanti, e per quanto tempo tu resterai alle dimensioni di uno scarafaggio, dipenderà da me, quindi se io ti faccio una domanda oppure ti do un ordine tu rispondi oppure ubbidisci alla lettera, se no punizione, eh eh, credimi d’idee ne ho tante e inoltre navigando nei siti GTS, mi son fatta una cultura in merito…”, io non credevo alle mie orecchie, ma perché in poco tempo si era trasformata così, come mai ora l’amore che aveva alimentato il nostro matrimonio si stava, o meglio, si era trasformato in odio? I miei pensieri vennero distorti dal suo monologo “… non dici niente, credi che non sia in grado d’attuare quello che dico, eh eh tempo al tempo, anche se, come posso immaginare, adesso sei disposto ad soddisfare i miei capricci, ti garantisco che prima o poi mi disobbedirai, e allora li io mi divertirò”, dicendomi questo stava ruotando lentamente il suo enorme piede a destra e a sinistra, poi girò il capo all’indietro verso la porta e voltandosi aggiunse “Non pensarci nemmeno, non hai possibilità, sei piccino, sotto la porta non ci passi, e anche se ci riuscissi, ti troveresti di fronte una sterminata giungla, estesa per svariati chilometri, e ti posso garantire che il nostro tappeto verde di casa alle tue dimensioni è assai più pericoloso della più fitta giungla eh eh eh poverino, adesso mettiti a tuo agio se ci riesci, io vado a farmi una bella doccia. Lei si allontanò, io restai li disteso come un ebete, quasi incredulo, che da li non potessi fuggire lo avevo capito, il villino in affitto era situato in mezzo ad un grande parco, già per una persona normale percorrere la distanza tra il cancello e il posteggio antistante l’entrata impiegava almeno una decina di minuti o più, figuriamoci per me.

Mi alzai e m’incamminai verso il salone, li il pavimento era di parquet, era meno freddo, raggiunsi il tappeto centrale, era enorme, il divano in pelle sulla destra, le poltrone sulla sinistra e al centro l’immensa struttura in cristallo del tavolino, in lontananza la poltrona relax davanti alla TV, stavo camminando da una decina di minuti, finalmente percorsi per tutta la sua lunghezza il divano, girai l’angolo e mi trovai davanti ad un mucchio gigantesco d’indumenti femminili, guardai meglio, erano gli abiti di Lorena, se li era tolti li, collant, camicetta in seta, mini. Li stavo aggirando quando un ombra mi raggiunse “Amoree,…” mi voltai e la vidi completamente nuda la fissai, e lei “allora facciamo una prova, vediamo se hai capito quanto ti ho detto prima, ascolta bene mi porti tutta la biancheria sporca in bagno vicino alla cesta.”
Mentre mi stava impartendo gli ordini si trastullava con le sue mutandine, le stava ispezionando prima fuori e poi dentro, le fissò e le avvicinò al naso, odorandole, logico la sua smorfia di stizza “Ehhh, che puzzo..”, mi fissò nuovamente e ripeté gli ordini, io prontamente “Ma sei pazza, io al tuo diktat non mi assoggetto, puoi andar a fa un culo!”, la sua espressione cambiò da divertita a molto scura e disse “Il mio piccolo Giorgino non ha capito un cazzo, fai il disobbediente, non aspettavo altro che questo momento eh eh, rincariamo la dose, sai cos’ho in mano, certo che lo sai, sono le mutandine che ho indossato oggi, sapessi che odorino..” vidi solo per un istante quando me le lasciò cadere addosso, e subito venni avvolto da un terribile puzzo nauseabondo, non appena riuscii a divincolarmi ed allontanarmi dalla montagna fetente di stoffa,un possente spintone da tergo mi fece sbalzare in avanti proprio sopra gli slip, mi voltai e il suo enorme alluce mi stava pressando. La situazione non era rosea, il fetore degli slip veniva contrapposto all’imperversante puzza di piedi che aleggiava li. Si udiva unicamente la sua stridente risata “Odora, amore, hai visto, anche le mutandine di una dottoressa puzzano, e poi se pensi che sono della tua gigantesca mogliettina, cosa ne dici, o magari preferivi sguazzare nella biancheria intima delle troiette che ti fai regolarmente quando io sono via per lavoro, non dici niente… stronzo”, la mia preoccupazione in quegli istanti era riuscire a sopravvivere al momento d’ira di Lorena. Il suo monologo cessò, ma non i suoi insistenti movimenti con la pianta del piede. Ormai mi ero rassegnato il mio corpicino era avvolto da tutti gli odori inimmaginabili, puzzo d’urina, puzza di piedi e dal mio stesso sudore. Finalmente la tortura cessò e riuscii a volgergli lo sguardo, come da supplica e lei divertita “Bene, hai capito, mi porti tutto alla cesta, slip compresi, per il tuo bene ti consiglio d’ubbidire, se no aspetta…mhmm ecco, questa l’ ho letta l’altro giorno, ti chiudo in un vasetto e assieme ci metto gli slip con i collant, lasciandoti a fermentare per una notte ah ah ah, quindi, a buon intenditore poche parole.”

Mi diede di spalle e sparì dietro l’angolo del corridoio che dava verso al bagno, non appena riguadagnai la superficie del parquet scivolai, il sudore dei suoi piedi aveva reso la superficie scivolosa, trascinare tutto assieme era impensabile, provai con i collant e m’incamminai. Dopo quasi un’ora avevo trascinato i collant, lei uscì dal bagno, rapido sguardo, e proseguendo verso la camera disse “Bravo, continua così, mentre io mi preparo le valigie. Le ore passarono ed avevo quasi trascinato fino alla cesta pure la gigantesca minigonna, era frustrante essere in difficoltà con un capo simile. Finalmente mi raggiunse e mi raccolse in mano, mi portò al naso e mi odorò, esclamando “Wow, ma come puzzi, ti devo fare il bagnetto, dopo mangiamo qualche cosa e finiamo il discorsetto di prima. La cosa più fastidiosa era che dicendomi questo, con disinvoltura raccolse la mini e avvicinandosi alla cesta dei panni si chinò e afferrando il resto lo sistemò all’interno del contenitore apposito.

Depositato sul pianale in marmo vicino ai lavelli, uscì dal bagno e in breve tempo ricomparve con una fondina, s’affrettò a riempirla con acqua tiepida, e poi la depositò a pochi metri da me, con un cenno mi fece capire d’entravi, io ero assai contrariato e mi rifiutai, e subito con tono cordiale “Ma dai amore, puzzi da far schifo e non ti vuoi lavare, fai i capricci come un bambino eh eh..”. La mia gamba destra si trovò nella titanica morsa del suo pollice con l’indice, uno strattone e a testa in giù, prima mi sollevò fino alla sua bocca, la quale mi baciò e poi giù nella vasca. Emersi e immediatamente venni sommerso da una cascata di sapone liquido. “Lavati bene, ti osservo, se non ti pulisci come si deve, eh eh, ci penso io”, dopo una decina di minuti chiedendogli il permesso uscii e gli cercai qualche cosa per asciugarmi, amorevolmente mi avvolse in un fazzoletto di cotone e iniziò a strofinarmi, mi stava osservano avidamente, notai che la sua attenzione andava concentrandosi con il mio pisello. Le sue moine non promettevano niente di buono, “Mhmm, carino…. Voglio vedere una cosa…”, e io “Cosa mi stai facendo, e chi sarebbe il maiale qua ora?”, in non ero certo fatto di ferro, Lorena, taglia normale o gigante era un gran pezzo di gnocca, il piacere aumentava, il culmine lo raggiunsi quando mi avvicinò alle sue stupende labbra, da li ne potevo scorgere tutte le più piccole irregolarità, ma era stupenda ugualmente, e inoltre la carica erotica del suo sguardo arricchito dai suoi occhiali, il tutto molto sexy. Non riuscii a trattenermi e venni, fu veramente piacevole, il mio dimenarmi accompagnato dai miei versetti di piacere arrecò ilarità alla mia seviziatrice, dopo di che, una volta in cucina mi lasciò sul tavolo e mi chiese “Ti è piaciuto, dopo tutto te lo meritavi, adesso mangia qualche cosa che avrai fame ecco qua, arrangiati da solo, che io vado a prenderti la tua nuova casetta per il prossimo mese…”.

Io non gli diedi molto peso e m’abbuffai, la sentivo trafficare, dopo un quarto d’ora io avevo mangiato assai, ricomparve con una gran gabbia normalmente usata per i canarini e la depositò sul tavolo. Io ero allibito e reagii “Scherzi non è vero?”, e lei con un gesto del capo “No, vedi ti ho anche messo il nome, Giorgino, eh eh, ti ho messo ogni comodità, il letto, tavolo con sedia, vasetto da notte, e pure la mangiatoia, e in alto ti ho lasciato l’altalena eh eh, ora il mio piccolo Twity, può accomodarsi, poi se avari bisogno d’altre cose, le dovrai chiedere a Samantha”, io ero incredulo, purtroppo la realtà non mi tradiva. Lorena dopo avermi ficcato in gabbia, aggiunse “Io domani parto presto, verso le otto arriverà la tua bambinaia, spero andiate d’accordo, lei lo sa già che sei piccino, sai per spiegarle la cosa gli ho dato l’indirizzi internet dei siti GTS, stamani m’ha telefonato, eh eh non aspetta l’ora di giocare con te eh eh è restata affascinata dal genere detto “Licking” e “Insert” come pure il “Panty” sai gli omoni negli slip mhmm, quello intriga pure me ah ah”. Io dalle sbarre della mia prigione urali “Nooo, non puoi lasciarmi in balia di una diciottenne, e poi mi vuoi spiegare perché sei così cinica e vendicativa con me, io no non ti ho mai tradito, si è vero forse ho fatto qualche amicizia, ma niente di più…”, alle mie parole lei urlò “Non offendere la mia intelligenza, ho ricevuto informazioni e sai le voci di corridoio sono sempre le più attendibili, avevo necessità di una cavia e così ho unito l’utile al dilettevole e ho preso te, così per le prossime quattro settimane avrai tutta la figa che vuoi, ma piccino come sei sono convinto che al mio rientro mi supplicherai eh eh, sai Samantha ha pure alcune amiche che si sono avvicinate al tema GTS, e mi sa che prima o dopo qualche orgietta ci scappa, vedi potrai fare il maiale come vorrai, ma unicamente con le donne che voglio io, e non con le puttanelle dell’ufficio vendita ah ah, e adesso dormi”.

Sollevò una bomboletta spray davanti alla gabbia e m’avvolse in una nube, caddi addormentato.

Continua...


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