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Chimica al liceo.

Part VI sent by Jryan^ and uploaded on data 27/March/2004 15:20:03


Sia io che la professoressa G sbagliavamo ad essere tranquilli; Alessandra, infatti, non aveva la minima intenzione di farla passare liscia alla professoressa e si stava recando dal preside per avvertirlo della situazione. Sara la incontrò sulle scale e le disse :

<< Ho riportato Riccardo dalla professoressa… >> Alessandra le rispose :

<< lo avevo capito! È nell’armadietto? >>
<< no, la prof se l’è infilato in tasca! >>

Alessandra scosse il capo infastidita : << naturale! Sa che può passare guai serissimi! Se non fosse stato per te adesso ce l’avremmo in pugno! >>

Sara allora ribatté : << ti ricordo che tu volevi calpestarlo! Mi sembra che se c’è una stupida qui di certo non sono io! >>

<< Pensala come ti pare, io adesso vado dal preside e gli racconto tutto! >> concluse bruscamente Alessandra continuando a scendere le scale. Sara la seguì, pensierosa, e disse :

<< Ma non credi sia inopportuno mettere in mezzo anche il preside ? >>

Alessandra nemmeno le rispose, Sara continuò:

<< In fondo… credo che solo la professoressa G sappia farlo tornare alle dimensioni normali! Se ci intromettiamo magari potremmo fare insorgere delle complicazioni! >>

Alessandra rispose con sufficienza:

<< Ma dove vivi?! Non lo sai che vendono degli strumenti in grado di rimpicciolire le cose e le persone? Si chiamano “rimpicciolitori” e li usano aziende e fabbriche varie! La professoressa deve averne uno e deve averlo usato su Riccardo con chissà quale scusa! >>

Sara, perplessa, si accusò di essere stata ingenua ed esclamò dispiaciuta: << non lo sapevo… e tu come lo sai? >>

Alessandra rispose mentre già si accingeva a bussare alla porta dell’ufficio del preside:

<< Mio padre ha un’ agenzia di trasporti, usa i rimpicciolitori per la merce! A casa ne ho parecchi! Cmq tu sei una delle poche che non ne conosceva nemmeno l’esistenza! >>

Sara annuì pensierosa, mentre cercava di immaginarsi quello strano apparecchio di cui era la prima volta che ne sentiva parlare, poi disse fermando Alessandra :

<< Se ne hai parecchi a casa, potremmo far tornare noi Riccardo di dimensioni normali e magari lasciare che sia proprio lui a denunciare la professoressa! A me cmq non sembra che sia molto propenso a farlo… era così contento di rivedere la prof! >>

Alessandra non diede il minimo peso alla maggior parte delle parole di Sara, però restò immobile, con gli occhi spalancati:
<< mi hai fatto venire un’idea… >> disse ; << …in fondo a noi denunciare la professoressa non ci serve a niente dato che lei non si lascia ricattare…se però usassimo uno dei miei rimpicciolitori su di lei…sono sicura che riusciremo a costringerla a fare tutto ciò che vogliamo! >>

Sara si mise una mano sulla fronte: << Ma il tuo è un chiodo fisso! >> sussurrò e l’amica esclamò:

<< ..ma ti fa tanto schifo un nove ? >> Sara naturalmente scosse il capo: << e allora.. dammi retta, rimpiccioliamo la professoressa! Ti avverto , io lo faccio con te e senza di te! >> disse con tono deciso Alessandra.

Sara allora rispose : << e va bene! Ti darò una mano… almeno evito che tu faccia qualcosa di stupido, dato che ti vedo molto propensa ad usare la forza! >>

Alessandra sorrise e tirando Sara per un braccio esclamò:

<< forza, corriamo al motorino! Se ci sbrighiamo riusciamo a passare a casa mia a prendere il rimpicciolitore e a tornare prima che finisca la scuola! >>

Le due corsero fino in cortile e partirono veloci con i loro motorini.
Nel frattempo, io me stavo tranquillamente sdraiato sulla coscia della professoressa G,che mi aveva tirato fuori falla tasca , in cui faceva un gran caldo, mentre lei , seduta alla cattedra faceva lezione come al solito. Li sotto non c’era pericolo che nessuno mi vedesse ed io mi godevo il relax.

Entrambi , però, eravamo ignari di cosa avessero intenzione di fare Sara ed Alessandra. Forse, ma solo un po’, la professoressa G pensava che Alessandra ci avrebbe potuto creare qualche problema, ad ogni modo però, non le dava troppa importanza, pensando che una volta a casa avrebbe potuto cercare di rimediare al più presto un rimpicciolitore, chiamando alcune amiche fidate. Se poi non fosse riuscita ad averne uno al più presto, in fondo, sarebbe bastato aspettare altri due giorni, mercoledì sera o giovedì sarei tornato normale e quella situazione sarebbe finita…e putroppo per me, sarebbe finita per sempre.
Quando suonò la campanella di fine ora la professoressa mi afferrò e stringendomi nella mano si alzò dalla cattedra, salutò gli alunni che si precipitavano verso la porta, ed uscì dall’aula già quasi vuota. Io ero stretto tra la morbida pelle della sua mano che mi avvolgeva completamente fino a quando la donna, con disinvoltura , mi infilò nella tasca dei suoi pantaloni. Camminando tranquillamente , con la borsa nella mano destra, la prof andò in sala professori, prese alcuni libri dall’armadietto e dopo aver salutato i colleghi uscì dalla scuola e si avviò verso il cortile dove aveva parcheggiato la macchina, facendo scricchiolare sotto le suole dei suoi sandali il terriccio polveroso che già le sporcava i bei piedi nudi.
Alessandra e Sara erano sedute su di una panchina proprio accanto alla macchina della professoressa, e la aspettavano silenziose. Alessandra si rigirava tra le mani il rimpicciolitore, tenendolo nascosto tra le gambe. Quando la professoressa le vide mi disse :

<< ci sono di nuovo le tue amichette! >> e poi, rivolgendosi a loro :

<< Avete qualcos’altro da dirmi? >>

Sara era agitata , le si leggeva in faccia, Alessandra invece disse puntando il rimpicciolitore verso la professoressa: << No, non dobbiamo dirle niente! Siamo venute a prenderla! >> La professoressa G sussultò e io, agitatissimo urlai : << che succede? >> inutilmente. Alessandra era stata velocissima ed in un attimo la professoressa fu investita dalla scarica elettrica, divenendo istantaneamente piccolissima; Ale aveva impostato lo strumento su tre centimetri , e quando la professoressa si guardò davanti, spaventate e frastornata, vide dapprima i piedoni di Alessandra e poi la vide ergersi sopra di lei come un titano. Sara la guardava dall’alto terribilmente preoccupata. Io, confronto alle mie due amiche ero diventato un microbo, ero sicuramente minuscolo, e l’unica persona che avrebbe ancora potuto interagire con me, senza distruggermi, era proprio la povera professoressa G.

Alessandra esclamò sorridente , chinandosi sulla sua piccola vittima:
<< bene professoressa, ora vedremo se farà o no ciò che vogliamo! >>
la professoressa indietreggiò , cercando di evitare di essere afferrata dall’enorme mano della sua allieva. Era spaventata e impressionata dalle dimensioni delle due gigantesse, improvvisamente capì perché io ero svenuto quando, il giorno , prima , lei aveva finto di volermi schiacciare. La prof fece qualche passo indietro mentre la mano di Alessandra calava su di lei velocemente ma andò a sbattere a qualcosa , si voltò e vide la sua borsa piena di libri, gigantesca; probabilmente le era caduta per lo spavento e quindi non era stata raggiunta dalla scarica elettrica. Prontamente la professoressa vi si infilò dentro, andandosi a nascondere tra i libri. Alessandra disse sarcastica :

<< ma dove crede di andare!? >> e infilò la mano nella borsa cercando di afferrarla. Sara le rimaneva accanto , continuando a ripeterle : << stai attenta a non farle male! >>

Io mi sentivo terribilmente sbalzato da una parte e dall’altra all’interno della tasca della professoressa, e ancora non avevo capito bene cosa fosse accaduto di preciso…potevo solo intuirlo.

Ad un tratto la professoressa urlò, Alessandra l’aveva afferrata per le gambe e la stava tirando fuori dalla borsa, in quel momento però, in lontana si udì una voce femminile urlare :

<< Ragazze! Di chi è quella borsa ? >> Alessandra lasciò subito la presa e si alzò in piedi tesa come una corda di violino. La professoressa V, diretta alla sua macchina (che era parcheggiata proprio accanto a quella della professoressa G) aveva visto le due armeggiare con una borsa in terra e dato che quest’ultima le era sembrata familiare aveva deciso di intervenire.

<< ehm… >> rispose Alessandra esitante, facendo insospettire la prof V. Sara invece reagì prontamente :

<< L’abbiamo trovata qui in terra e stavamo controllando di chi fosse… mi pare sia della professoressa G! >>

La professoressa V annuì e raccolse la borsa : << e lei dov’è? >>
Sara rispose : << ah, non lo sappiamo... >> << va bene… andate pure , restituirò io la borsa alla professoressa G! >> disse con tono autoritario la donna. Alessandra e Sara salirono in motorino e se ne andarono senza battere ciglio. La professoressa G fece un respiro di sollievo; la situazione era disperata, ma almeno non avrebbe dovuto subire le prepotenze di quelle due ragazzine.

<< ci è andata bene! >> disse sapendo che solo io l’avrei sentita.
Intanto la professoressa V aveva raggiunto la sua macchina, con la borsa della professoressa G a tracollo. Con disinvoltura entrò in macchina e posò pesantemente la borsa della collega sul sedile passeggeri. La professoressa G fu investita in pieno dal suo astuccio e restò intrappolata sotto di esso, fortunatamente senza esserne ferita, semplicemente, le se si sfilò un infradito che andò a finire sul tappetino sotto i pedali dell’auto della professoressa V, che ora, ignara , deteneva il potere completo su due vite umane.

La professoressa V era una bella donna, avvenente e sensuale. Aveva 36 anni, era bionda, con occhi azzurri bellissimi e bei lineamenti del viso. Aveva un corpo slanciato e ben fatto e amava vestire elegantemente con taieur(non so se è scritto bene) color sabbia l’estate e bei completi blu con gonne corte d’inverno.
Aveva bellissime gambe ed indossava di solito sabot con tacchi alti, e non aveva nulla da invidiare alla sua collega , la professoressa G, anzi , a quel che ricordavo, le due erano anche amiche.

Non riuscivo nemmeno ad immaginare quanto fosse grande per me il mondo che mi circondava, e tanto meno quanto potesse essere immensa la professoressa V. in ogni caso, grazie a Dio, ero ancora al sicuro nella tasca della prof G e dovevo affidarmi alla sua sagacia per sperare di uscire da quella situazione.

<< cerca di restare tranquillo… >> mi disse la professoressa con un fil di voce:

<< appena mi libero da qui sotto mi faccio vedere da Valeria (la prof V) e ci facciamo aiutare da lei! Tu tieniti forte! >> e poi inziò a contorcersi per sfilarsi da sotto il suo astuccio.

La professoressa V, nel frattempo accese la macchina e partì, dopo essersi accesa una sigaretta. Guidava tranquillamente, con lo sguardo puntato sulla strada davanti a lei, si era sfilata i sabot , per stare più comoda, e ora stava premendo l’acceleratore sotto il suo bel piede scalzo, con le unghie smaltate di nero. Nell’abitacolo si diffusero in poco tempo l’odore di nicotina e quello più buono dei piedi della gigantessa, io li sentivo estremamente amplificati, e pensai che se mi fossi trovato a tu per tu con il fumo della sigaretta mi sarei messo a vomitare. La professoressa G, intanto, era riuscita a liberarsi , e stava camminando carpini verso l’apertura della sua borsa; una volta fuori si sedette sul sedile e guardò la gigantesca collega intenta a guidare. Per scrupolo infilò una mano nella tasca e mi afferrò tra indice e pollice, avvicinandomi al bel viso che ora mostrava i segni della fatica e del nervosismo:

<< stai bene? >> mi chiese e io esitai a risponderle tanto mi sembrò strano vederla così gigantesca confronto a me , eppure così piccola confronto agli interni dell’auto. Mi voltai e vidi la professoressa V, anzi, non vidi lei, ma la sua mano gigantesca, appoggiata sul cambio, vederla in viso mi era impossibile, era troppo enorme e io, minuscolo vedevo il suo braccio svettare lontano ed andarsi a confondere con una sagoma indefinita. La prof G mi chiese nuovamente :

<< ehi! Ti ho fatto una domanda! A parte il comprensibile stupore, date le tue nuove dimensioni microscopiche, sei ancora tutto intero o no? >> io risposi subito che stavo bene e la prof G accennò ad un sorriso, poi continuò:

<< farai meglio a non staccarti da me nemmeno per un attimo! Sei talmente piccolo che nessuno riuscirebbe a vederti! >> annuii gravemente, conscio che ero vicinissimo all’essere nulla confronto alle persone normali.

<< …devo riuscire a farmi vedere da Valeria, è rischioso, ma è certo meglio di essere finiti tra le mani di quelle due ! >> disse la professoressa G alzandosi in piedi e guardandosi intorno circospetta.

<< non credo ci convenga farci vedere adesso da Valeria.. sta guidando..non vorrei reagisce agitandosi troppo… >> pensò ad alta voce la donna.

<< credo ci conviene avvicinarci a lei..magari infilarci nella tasca della sua giacca…li saremmo al sicuro…mentre nella mia borsa rischiamo di essere schiacciati dai libri, e ci è già andata bene una volta! >>
ero pienamente d’accordo con la prof che continuò :

<< Tra l’altro non possiamo rischiare di rimanere qui in macchina! Non ci troverebbe mai! >> e detto ciò la professoressa G si mise in cammino verso il bordo del sedile, poi si fermò, mi avvicinò di nuovo al viso e disse :

<< credo che posso raggiungere la leva del cambio senza problemi.. >> e mi depositò nel taschino della sua camicia , dicendomi mentre con la mano mi premeva sul suo morbido seno:

<< tieniti stretto… >>

La prof G allora si levò l’infradito che le era rimasto e lo gettò verso la sua borsa, poi, camminando veloce sui bei piedi nudi camminò fino al bordo più basso del sedile(quello vicino allo schienale) e da li si calò con cautela fino al cruscotto sul quale poi si mise a correre diretta verso il cambio.

Dominata dalla mano enorme della sua collega , la professoressa G inziò ad arrampicarsi sulla leva del cambio, con l’intento di raggiungere la mano di Valeria e da li procedere sul suo braccio fino alla tanto ambita tasca. La professoressa G si rivelò agile e determinata, la sentivo ansimare e respirare profondamente, facendomi fare su e giù sulla sua mammella che in quel momento di tensione aveva un non so che di rassicurante, tanto che mi ci stringevo con forza.
La professoressa V,però, decise nel momento meno opportuno di cambiare marcia e spinse in avanti la leva del cambio ,la professoressa G perse la presa e cadde all’indietro, andando a ruzzolare sul cruscotto dal quale era venuta. Subito si rialzò e fece per tornare alla leva del cambio ma si rese conto che io non ero più nel suo taschino. Presa dal panico guardò ai suoi piedi e iniziò a chiamarmi, terrorizzata. Io sentivo la sua voce lontana e non capivo nemmeno dove mi trovavo, tutto era troppo enorme, l’unica cosa di cui ero certo era che avevo fatto un gran volo e che poi avevo rotolato su di una superficie molto ripida dalla quale, poi, ero finito dove mi trovavo.

Mi guardai intorno spaesato , sentendo solo una gran puzza di piedi, poi, voltatomi a sinistra vidi l’enorme piede della professoressa V: ero finito tra i pedali della sua auto? No, non potevo essere così sfortunato, ad un tratto , però , vidi il piede della professoressa alzarsi,la donna stava scalando, ed improvvisamente quel suo enorme piedone iniziò a scendere verso di me, fu allora che capii che ero sdraiato sul pedale del freno. Restai pietrificato e vidi quella vasta pianta del piede farsi sempre più vicina, ed il suo odore sempre più forte, poi chiusi gli occhi e sentii il piede posarsi ed il freno abbassarsi. Pensai di essere morto ma non sentivo un minimo di pressione su di me, aprii gli occhi e tutto era buio e l’odore era terribilmente pungente. Cercai di muovermi ma ero stretto da qualcosa; capii che ero finito in una banalissima , quanto sensuale , lieve piegatura della pianta del piede della professoressa V; ero talmente piccolo che non potevo nemmeno essere calpestato da un essere così grande.

Avevo il cuore in gola ed ero incredulo a ciò che mi era successo, poi, la prof V spense la macchina e sollevò il piede : era arrivata a casa.

In tutta tranquillità, la donna calzò il sabot al piede sinistro e stava per farlo anche con il destro, e per farlo strinse le dita e mi compresse ancora di più. Infilatasi la calzatura, però, divaricò le dita per sistemarla e io caddi sulla suola della sua scarpa. Mi alzai frastornato , osservando le enormi dita dei suoi piedi sollevate sopra la mia testa, restai ad osservarle immobile, poi la donna mosse il piede e io caddi di nuovo, andando a finire sul tappetino della macchina. Vidi la professoressa V scendere dall’auto e mi protesi verso di lei nella speranza che mi vedesse, ma lei sbatté lo sportello e si allontanò , tenendo nella mano destra la borsa della professoressa G e nella sinistra la sua insieme alle chiavi della macchina.

Mi ritrovai da solo in quel vasto eppure tanto angusto luogo. Mi sedetti a gambe incrociate , tenendomi la fronte tra le mani. Ero atterrito, ero in una situazione disperata, e avevo seriamente rischiato di morire; stavo realizzando la mia situazione solo adesso. Tra l’altro non sapevo dove fosse la professoressa G, l’unica abbastanza piccola da potermi ritrovare. Non sentivo più la sua voce e pensai che le fosse accaduto il peggio, o che magari fosse riuscita a raggiungere la tasca della professoressa Valeria.

A me, ad ogni modo, non rimaneva altro che aspettare, e soprattutto…sperare. Guardandomi intorno riconobbi , a breve distanza da me , un qualcosa di famigliare, mi ci avvicinai e vidi con grande piacere il sandalo della professoressa G, gigantesco; vi salii e mi sdraiai sulla suola ancora calda, pensai fosse un buon presagio e aspettai li… molto a lungo, addormentandomi.

Quando riaprii gli occhi era il tardo pomeriggio e la calda luce del tramonto illuminava ovunque, mi ero svegliato perché avevo sentito un rumore e guardandomi intorno vidi in lontananza, gigantesca e sorridente , la professoressa G , mi alzai felice e rincuorato, mi sembrava un sogno e la donna camminò verso di me, facendo tremare il terreno, io caddi a terra e restai carponi fino a quando la professoressa non si fu fermata esattamente sopra di me, posando i suoi bei piedoni ai miei lati;

<< Avevo paura di averti perso! >> disse , io scesi dal suo sandalo e mi strinsi al suo terzo dito del piede, la donna allora si chinò e mi prese nel palmo della mano dicendomi:

<< hai dormito fin ora nel mio sandalo? >>

io annuii , la professoressa mi sorrise e poi si voltò da dove l’avevo vista arrivare , disse :

<< ma non te ne sei accorto? >> io non capii cosa intendesse, poi, finalmente alzai lo sguardo e vidi l’enrome viso della professoressa V che guardava sorridente la sua piccolissima collega, a me di sicuro non mi aveva visto, cmq cercava di mettermi a fuoco li nel palmo della mano della professoressa G. feci un respiro di sollievo e guardai la prof dicendole:

<< ma come ha fatto ? >> lei non mi sentì e prese a camminare verso la professoressa V che se ne stava chinata davanti allo sportello aperto della sua macchina in attesa che la prof G le facesse un cenno.

<< prima , quando sono caduta, avevo pensato al peggio, pensavo che non ti avrei più ritrovato, così ho raggiunto la tasca di valeria, lei arrivata a casa si è spogliata e si è fatta una doccia, lasciando la sua giacca, con me dentro, nella sua camera da letto; ho dovuto camminare fino al bagno e quando ci arrivai Valeria non c’era più, così sono dovuta andare in cucina, dove grazie a Dio sono riuscita a farmi vedere e a spiegarle che forse tu eri ancora vivo e che eri rimasto in macchina! Adesso siamo al sicuro! >> mi disse la Professoressa G prima di lasciarmi cadere nella solita tasca dei pantaloni, l’unica dalla quale non ero mai caduto fuori. Poi fece alla sua amica Valeria segno di prenderla e la bella gigantessa bionda le avvicinò la mano aperta sulla quale , la mia salvatrice, salì.

Tenendoci nel largo e morbido palmo della sua mano la professoressa V tornò nel suo appartamento e depose la prof G sul tavolo della cucina, lei, a sua volta, depose me ai suoi piedi, sul duro legno del tavolo, poi si sedette avvicinandomi la mano, per farmi una carezza sulla schiena , mi disse :

<< ora è solo questione di tempo! >> io annuii , ma restai con lo sguardo fisso sulla professoressa V che con le sue dimensioni mi annichiliva; in oltre, la vidi armeggiare con una lente di ingrandimento e avvicinarmi il suo colossale occhio azzurro curioso, quando mi vide bene esclamò:

<< buon pomeriggio Riccardo! Dovresti vederti! >> la sua voce mi stordì e dovetti tapparmi le orecchie. Oltre ad essere gigantesca, la professoressa V era la mia insegnante di Italiano,e non avevo mai sopportato la sua voce squillante quando ero di dimensioni normali, figuriamoci adesso.

Continua...


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